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RUNTS e Riforma del Terzo Settore #69

pillola #69

Qualche circolo ha espresso preoccupate perplessità nei confronti della Riforma e del nuovo Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

Anche se mancano ancora decine di Decreti Attuativi, Correttivi, Interpretativi del Codice del Terzo Settore, quindi in un quadro complessivo incompleto e incerto, ma sulla documentazione fin qui prodotta da enti di notevole conoscenza, è possibile condividere qualche riflessione.

  1. Entrare nel RUNTS, non è un obbligo: nessuno sarà costretto ad accogliere la Riforma del Terzo Settore. Ogni ente è libero di scegliere di rimanere quello che è, adeguando il comportamento alle norme modificate dal Codice del terzo Settore.
  2. Ci sono enti (circoli) che non possono entrare nel Terzo settore per strutturazione interna “calcificata”, e enti (circoli) che decidono spontaneamente di rimanerne fuori per scelte riconducibili a valutazione di nuovi assetti organizzativi e di adempimenti di natura gestionale, amministrativa, pubblicitaria che la nuova disciplina degli ETS (Enti del Terzo Settore) prevede a fronte di agevolazioni e opportunità che le realtà di piccole dimensioni potrebbero valutare non interessanti. Tuttavia è utile ricordare che per le realtà associative che restano fuori dal Terzo Settore il regime fiscale cambia molto. E questo è anche il motivo della grande richiesta di enti che pur non essedo legati a una entità nazionale riconosciuta, chiedono di essere accolti nella Rete nazionale NOI Associazione per diventare APS.
  3. APS (Associazione di Promozione Sociale) potrà essere esclusivamente chi entra nel Terzo Settore. Vuol dire che delle agevolazioni ed esenzioni fiscali previste per le APS non potranno goderne gli enti che decidono di rimanere fuori del Terzo Settore. Per fare un esempio molto pertinente, i circoli che restano fuori dal Terzo settore perdono la decommercializzazione del bar ai fini delle imposte dirette (IRES) e indirette (IVA); perdono la decommercializzazione delle attività turistiche e ricettive (campi scuola) ai fini delle imposte dirette (per le imposte indirette non sono previste agevolazioni).
  4. Gli enti (circoli) che decidono di non entrare nel Terzo settore saranno assoggettati a IVA con regime ordinario (la legge IVA 633/1972 oltre a non prevedere agevolazioni, come detto al punto precedente, non prevede regimi forfetari). Non occorre entrare nei particolari: partita IVA, registri, fatturazione elettronica, ricevute, registratore fiscale elettronico, versamenti periodici, dichiarazione annuale, versamento acconti, controlli fiscali dedicati.
  5. Gli enti (circoli) che decidono di non entrare nel Terzo settore saranno assoggettati a IRES con regime ordinario o anche forfetario (non quello previsto dalla 398 perché tale regime sarà esclusivo per gli enti riconosciuti dal CONI). Anche per questo punto non si entra nei particolari: contabilità regolare, prima-nota, Libro giornale, versamenti periodici, dichiarazione annuale, versamento acconti, controlli fiscali dedicati. Impossibile gestire l’amministrazione senza un consulente (commercialista).
  6. Per i Circoli che decidono di restare fuori dal RUNTS, le quote di tesseramento annuale saranno escluse da ogni tassazione, ma le quote di partecipazione alle attività diventano “commerciali” assoggettate a imposte dirette e indirette.
  7. E continueranno a essere assoggettati a imposta di bollo, al modello EAS.
  8. E non potranno partecipare al “Cinque per mille”, e nemmeno al Servizio Civile.
  9. E per eventuali erogazioni liberali ricevute, il donante non avrà diritto a detrazioni e deduzioni d’imposte.
  10. E non godranno di altri importanti esoneri.
  11. I Circoli che decideranno di NON entrare nella Riforma saranno sempre affiliati a NOI Associazione tramite NOI Verona.
  12. Altre complicazioni emergeranno a mano a mano che ci si avvicina al prossimo 30 aprile 2021. La Segreteria diffonderà informazioni e suggerimenti, in modo che tutti possano valutare correttamente quale strada intraprendere, per quale futuro associativo.
  13. Naturalmente il cambiamento epocale determinato dalla Riforma del Terzo Settore, obbliga a cambiamenti sia per gli enti che vi entrano, sia per quelli che ne restano fuori. Insomma, NULLA SARÀ COME PRIMA.